Ictus, demenze e Parkinson

Visite specialistiche per demenza senile e ictus a Reggio Calabria

Depressione
Il Prof. Umberto Aguglia, nei suoi studi di Catanzaro e di Reggio Calabria, è a disposizione dei pazienti e delle loro famiglie per visite specialistiche legate a patologie come la demenza senile, gli ictus, il morbo di Parkinson.

In particolare, la demenza consiste in una progressiva perdita delle cosiddette “funzioni cerebrali superiori”, ovvero memoria, linguaggio, capacità di riconoscere il mondo circostante e di eseguire e coordinare correttamente i movimenti intenzionali. La malattia evoluta crea gravi disabilità e genera la necessita di assistenza continua da parte di un care-giver, con periodici controlli medico-specialistici. Spesso la malattia causa turbe comportamentali e disagio per l'intero nucleo familiare. Per alleviare il disagio occorre un sofisticato trattamento integrato, sia psicologico che farmacologico. Il prof. Aguglia interviene prescrivendo i farmaci più adeguati per controllare i disturbi del singolo paziente, considerando il suo contesto culturale, sociale e familiare.

Le principali forme di demenza esordiscono perlopiù dopo i 60 anni (“demenza senile”).  Le demenze costituiscono un gruppo di malattie che, nell’insieme, sono assai diffuse, tanto che si ritiene che almeno 18 milioni di anziani nel mondo ne siano affetti.

La demenza vascolare e il morbo di Alzheimer

La più comune forma di demenza, la demenza vascolare, è determinata da numerosi ictus, ovvero da lesioni causate dalla chiusura di arterie e arteriole cerebrali, ripetuti nel corso degli anni. Molto spesso alla base della demenza vascolare c’è l’aterosclerosi causata da una concomitanza di fattori di rischio quali ipertensione, diabete, iperlipemia (elevati livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue), fumo di sigaretta, abuso di alcol, evita sedentaria.

Circa il 5% degli ultrasessantenni è inoltre affetto dalla malattia di Alzheimer, determinata dall’incapacità di eliminare alcune sostanze nocive che, per tale motivo, si accumulano (aggregati di proteina amiloide) in determinate aree del cervello. La causa della malattia è ancora sconosciuta, ma l’importanza di fattori genetici è sostenuta da numerose e robuste evidenze scientifiche.

Le demenze e le pseudo-demenze

Le demenze come la demenza senile vanno distinte, in prima istanza, dalle pseudo-demenze, ovvero da disturbi psicologici (soprattutto depressione del tono dell’umore) che talora colpiscono anche i soggetti anziani che, per tale motivo, possono presentare sintomi simili a quelli delle demenze vere e proprie.

La diagnosi di demenza si fonda sull’esame clinico del paziente e sulla ricerca di biomarcatori nel liquido cerebrospinale (dosaggi di proteina beta amiloide e proteina tau), sui dati ricavati da indagini di neuroimmagini, quali RMN, TC e, se indicato, anche SPECT o PET con traccianti ad hoc.

La terapia delle demenze è piuttosto complessa e va ritagliata sul singolo paziente, in base alla diagnosi (tipo di demenza), alle co-morbidità ed ai differenti disturbi che la demenza può comportare (insonnia, agitazione, depressione, ecc). Al momento non esistono farmaci in grado di arrestare l’evoluzione di una demenza.

DEMENZA

La demenza consiste in una progressiva perdita delle cosiddette “funzioni cerebrali superiori”: memoria, linguaggio, capacità di riconoscere il mondo circostante (oggetti, forme, persone, ecc) e di eseguire e coordinare correttamente i movimenti intenzionali.
Le principali forme di demenza esordiscono perlopiù dopo i 60 anni. La demenza causa notevoli difficoltà non solo alla persona che ne è affetta, ma anche ai familiari ed alle persone che vivono con il soggetto malato. Le demenze costituiscono un gruppo di malattie che, nell’insieme, sono molto diffuse: si ritiene che almeno 18 milioni di anziani nel mondo ne siano affetti.
La forma più comune, demenza vascolare, è determinata da numerosi ictus (lesioni causate dalla chiusura di arterie ed arteriole cerebrali) ripetuti nel corso degli anni. Molto spesso, alla base della demenza vascolare c’è l’aterosclerosi causata da una concomitanza di fattori di rischio quali ipertensione, diabete, iperlipemia (elevati livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue), fumo di sigaretta, abuso di alcol, vita sedentaria.
Molto comune (circa il 5% degli ultrasessantenni ne sono affetti) è anche la malattia di Alzheimer, determinata dall’incapacità di eliminare alcune sostanze nocive che, per tale motivo, si accumulano (aggregati di proteina amiloide) in determinate aree del cervello. La causa della malattia è ancora sconosciuta, ma l’importanza di fattori genetici è sostenuta da numerose e robuste evidenze scientifiche.
Le demenze vanno distinte, in prima istanza, dalle pseudo-demenze, ovvero da disturbi psicologici (soprattutto depressione del tono dell’umore) che talora colpiscono anche i soggetti anziani che, per tale motivo, possono presentare sintomi simili a quelli delle demenze vere e proprie.
La diagnosi di demenza si fonda sull’ esame clinico del paziente e su esami di neuroimmagini quali RMN, TC e, se indicato, anche SPECT e PET.
La terapia delle demenze è piuttosto complessa e va ritagliata sul singolo paziente, in base alla diagnosi (tipo di demenza), alle co-morbidità ed ai differenti disturbi che la demenza può comportare (insonnia, agitazione, depressione, ecc). Al momento non esistono farmaci in grado di arrestare l’evoluzione di una demenza.


PARKINSON

La malattia di Parkinson è una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. Si chiama così perché è stata descritta per la prima volta nel 1817 dal dott. James Parkinson, un medico britannico che pubblicò un articolo sulla “paralisi agitante” in cui elencò i principali sintomi della malattia.
La malattia inizia in media verso i 60 anni e l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età. In Italia i malati sono circa 250.000 e, poiché il rischio di sviluppare questa malattia aumenta con l’età, ci si aspetta un aumento dei casi nei prossimi anni, in relazione all’invecchiamento della popolazione.
La causa della malattia non è ancora nota. Alterazioni neurologiche molto simili alla malattia di Parkinson possono occorrere in pazienti con malattia cerebrovascolare (infarti cerebrali multipli: “parkinsonismo vascolare”). In rarissimi casi la malattia è geneticamente determinata.
I sintomi d’esordio del morbo di Parkinson possono essere anche molto lievi e progrediscono lentamente. Le persone colpite da questa malattia potrebbero iniziare ad avvertire un lieve tremore, difficoltà a rialzarsi da una sedia, accorgersi che parlano a bassa voce senza volerlo, avere una scrittura lenta, illeggibile o piccola, perdere il filo del discorso, sentirsi stanchi, irritabili o depressi senza motivo, avere dolenzia diffusa alle spalle, alla schiena o alle braccia, presentare episodi di agitazione notturna durante sogni vividi. In alcuni pazienti si possono riscontrare anche stitichezza, impotenza o abbassamenti di pressione arteriosa nel passaggio dalla posizione seduta o sdraiata alla posizione eretta.
La diagnosi è di stretta pertinenza del neurologo. Fra gli esami diagnostici complementari, oltre alla RMN cerebrale, è utile eseguire una scintigrafia cerebrale (DAT-scan) che evidenzia il danno nelle strutture cerebrali bersaglio della malattia.
Poiché la malattia causa un deficit di una sostanza (dopamina) che il cervello produce in condizioni di normalità, la terapia consiste nell’uso di farmaci che suppliscono a tale carenza (L-DOPA e/o farmaci “dopamino-agonisti”).

ICTUS

L’ictus è un evento molto frequente: si calcola che, in Italia, ogni 3-5 min, un paziente giunge ad un pronto soccorso della penisola a causa di questa malattia. L’ ictus consiste in una lesione al cervello causata dall’improvvisa chiusura di un vaso arterioso o venoso oppure dalla rottura di un’arteria al suo interno. Nel primo caso si verifica un infarto cerebrale o “ictus ischemico” (più frequente), nel secondo caso si determina un’emorragia cerebrale o “ictus emorragico” (meno frequente e solitamente più grave). La chiusura di un’ arteria cerebrale é spesso causata da deposito di grasso nelle sue pareti. La rottura di un vaso cerebrale è invece frequentemente causata dal logorìo che l’ipertensione arteriosa determina sulle parteti delle arteriole. Un’arteria cerebrale può anche rompersi a causa di una malformazione (spesso si tratta di dilatazioni a sacco, chiamate aneurismi).
La terza età, l’ ipertensione arteriosa, il diabete, l’ ipercolesterolemia, il fumo, la vita sedentaria ed il sovrappeso costituiscono i principali fattori di rischio per ictus.
Le conseguenze dell’ictus
Le conseguenze di un ictus, sia ischemico, sia emorragico, dipendono dall’ area cerebrale danneggiata: possono quindi comparire emiparesi, turbe del linguaggio, turbe della visione, della coordinazione motoria ed altri fenomeni che possono ridurre in modo consistente la qualità della vita.
A volte l’ictus è preceduto da sintomi o segni premonitori, i cosiddetti, attacchi ischemici transitori (TIA), quali torpore improvviso di una gamba o di un braccio con perdita di forza, calo della vista, improvvisa difficoltà nel parlare. Il riconoscimento di un TIA è indispensabile per poter iniziare o modificare una terapia in modo appropriato.
Giungere in tempo in Ospedale in seguito ad un TIA o ad un ictus ischemico (il più presto possibile, pochi minuti o 1-2 ore dopo l’inizio dei sintomi) è di fondamentale importanza per valutare (con gli esami fatti in urgenza) la possibilità di sciogliere (“trombolisi”) o rimuovere (“trombectomia”) il coagulo di sangue che ostruisce l’arteria cerebrale, riducendo in tal modo i deficit neurologici.


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