La demenza consiste in una progressiva perdita delle cosiddette “funzioni cerebrali superiori”: memoria, linguaggio, capacità di riconoscere il mondo circostante (oggetti, forme, persone, ecc) e di eseguire e coordinare correttamente i movimenti intenzionali.
Le principali forme di demenza esordiscono perlopiù dopo i 60 anni. La demenza causa notevoli difficoltà non solo alla persona che ne è affetta, ma anche ai familiari ed alle persone che vivono con il soggetto malato. Le demenze costituiscono un gruppo di malattie che, nell’insieme, sono molto diffuse: si ritiene che almeno 18 milioni di anziani nel mondo ne siano affetti.
La forma più comune, demenza vascolare, è determinata da numerosi ictus (lesioni causate dalla chiusura di arterie ed arteriole cerebrali) ripetuti nel corso degli anni. Molto spesso, alla base della demenza vascolare c’è l’aterosclerosi causata da una concomitanza di fattori di rischio quali ipertensione, diabete, iperlipemia (elevati livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue), fumo di sigaretta, abuso di alcol, vita sedentaria.
Molto comune (circa il 5% degli ultrasessantenni ne sono affetti) è anche la malattia di Alzheimer, determinata dall’incapacità di eliminare alcune sostanze nocive che, per tale motivo, si accumulano (aggregati di proteina amiloide) in determinate aree del cervello. La causa della malattia è ancora sconosciuta, ma l’importanza di fattori genetici è sostenuta da numerose e robuste evidenze scientifiche.
Le demenze vanno distinte, in prima istanza, dalle pseudo-demenze, ovvero da disturbi psicologici (soprattutto depressione del tono dell’umore) che talora colpiscono anche i soggetti anziani che, per tale motivo, possono presentare sintomi simili a quelli delle demenze vere e proprie.
La diagnosi di demenza si fonda sull’ esame clinico del paziente e su esami di neuroimmagini quali RMN, TC e, se indicato, anche SPECT e PET.
La terapia delle demenze è piuttosto complessa e va ritagliata sul singolo paziente, in base alla diagnosi (tipo di demenza), alle co-morbidità ed ai differenti disturbi che la demenza può comportare (insonnia, agitazione, depressione, ecc). Al momento non esistono farmaci in grado di arrestare l’evoluzione di una demenza.
La malattia di Parkinson è una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. Si chiama così perché è stata descritta per la prima volta nel 1817 dal dott. James Parkinson, un medico britannico che pubblicò un articolo sulla “paralisi agitante” in cui elencò i principali sintomi della malattia.
La malattia inizia in media verso i 60 anni e l’incidenza aumenta con l’aumentare dell’età. In Italia i malati sono circa 250.000 e, poiché il rischio di sviluppare questa malattia aumenta con l’età, ci si aspetta un aumento dei casi nei prossimi anni, in relazione all’invecchiamento della popolazione.
La causa della malattia non è ancora nota. Alterazioni neurologiche molto simili alla malattia di Parkinson possono occorrere in pazienti con malattia cerebrovascolare (infarti cerebrali multipli: “parkinsonismo vascolare”). In rarissimi casi la malattia è geneticamente determinata.
I sintomi d’esordio del morbo di Parkinson possono essere anche molto lievi e progrediscono lentamente. Le persone colpite da questa malattia potrebbero iniziare ad avvertire un lieve tremore, difficoltà a rialzarsi da una sedia, accorgersi che parlano a bassa voce senza volerlo, avere una scrittura lenta, illeggibile o piccola, perdere il filo del discorso, sentirsi stanchi, irritabili o depressi senza motivo, avere dolenzia diffusa alle spalle, alla schiena o alle braccia, presentare episodi di agitazione notturna durante sogni vividi. In alcuni pazienti si possono riscontrare anche stitichezza, impotenza o abbassamenti di pressione arteriosa nel passaggio dalla posizione seduta o sdraiata alla posizione eretta.
La diagnosi è di stretta pertinenza del neurologo. Fra gli esami diagnostici complementari, oltre alla RMN cerebrale, è utile eseguire una scintigrafia cerebrale (DAT-scan) che evidenzia il danno nelle strutture cerebrali bersaglio della malattia.
Poiché la malattia causa un deficit di una sostanza (dopamina) che il cervello produce in condizioni di normalità, la terapia consiste nell’uso di farmaci che suppliscono a tale carenza (L-DOPA e/o farmaci “dopamino-agonisti”).